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LE ACLI E L’INTERMEDIAZIONE DOMANDA-OFFERTA DI LAVORO VENERDÌ, 09 DICEMBRE 2011 17:01
Il Patronato Acli ha ottenuto nel mese di novembre l’autorizzazione a svolgere l’attività di intermediazione di manodopera. Tutto il sistema Acli è chiamato a fare filiera, supportando ed integrando l’attività del Patronato con la formazione professionale (Enaip) e con i servizi amministrativi (Caf), e valorizzando l’esperienza delle Acli colf, di Acli terra, dei Punto famiglia e degli Osservatori sul welfare. Si tratta di una grande opportunità da cogliere per tutelare e rappresentanza le categorie più deboli del mercato del lavoro.
Il ministero del Lavoro ha autorizzato il Patronato a svolgere l’attività di intermediazione di manodopera su tutto il territorio nazionale. È quindi possibile alle Acli, a tutti i livelli territoriali, dar vita al servizio di incontro domanda-offerta.Con il collegato lavoro ( legge n. 183 del 4 novembre 2010) viene adottata una misura che mira a rendere più trasparente il mercato del lavoro, consentendo alle realtà sociali di diventare attori attivi in tutta quella gamma di servizi che qualificano un sistema efficiente di collocamento.Da vent’anni di riforma in riforma si è cercato in Italia di innovare in un settore nel quale hanno predominato incrostazioni e disservizi. Basti pensare che fino al 1997 ci siamo tenuti gli uffici di collocamento statale e le liste obbligatorie per la selezione delle assunzioni, quando invece il mercato aveva già smesso da decenni di allinearsi a questa assurda normativa. Ma trasferita la competenza alle Regioni e alle Province, con l’avvio dei Centri territoriali, le cose non sono significativamente cambiate. Ancor oggi l’intermediazione fatta dagli uffici pubblici intercetta meno del cinque per cento degli avvii al lavoro ed il resto in larga misura non passa nemmeno per le agenzie commerciali private: il più diffuso collocamento è il “fai da te”. Quest’ultimo se può essere utile per far aguzzare l’ingegno resta del tutto dannoso per la sua caratteristica di improvvisazione e approssimazione e finisce con aumentare le disuguaglianze, essendo chiaro che chi dispone di migliori reti relazionali avrà più chance di successo nella scelta del proprio lavoro.La gran parte delle assunzioni in Italia viene quindi fatta senza l’accompagnamento di servizi adeguati e senza la piene consapevolezza da parte delle aziende di chi veramente stanno per assumere e dei lavoratori su che cosa sarà il loro futuro lavoro. Abbiamo di che poterci effettivamente lamentare.
Si tratta per le Acli di cogliere una grande opportunità nell’andare a svolgere quel antico e nuovo mestiere di tutela e di rappresentanza del mondo del lavoro ed in particolare di quelle categorie del mercato più deboli e senza voce. Non si tratta solo di mettere in campo nuovi servizi, ma anche e sopratutto di dar vita ad un modo innovativo di concepire la nostra vicinanza ai disoccupati ed in particolare ai giovani ed agli immigrati.
Per questo tutto il sistema Acli è chiamato a fare filiera, supportando ed integrando l’attività di intermediazione svolta dal Patronato con la formazione professionale e con i servizi amministrativi, che sono intrinsecamente collegati a questa gamma di attività. È inoltre chiamato a valorizzare la presenza associativa delle Acli colf, che rappresentano il nostro principale strumento associativo rivolto all’immigrazione, le Acli terra e tutte le molteplici esperienze associative che si sono sviluppate in questi anni a partire dai Punto famiglia e dagli Osservatori sul welfare.
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