Lasciati per sedici giorni alla deriva, decine di migranti sono morti per fame e sete sotto lo sguardo inerte di Nato ed Europa
Sulle pagine del quotidiano britannico The Guardian, una forte denuncia contro Europa e Nato. Secondo quando risulta da un’inchiesta portata a termine dalgiornalista Jack Shenker, inviato a Lampedusa, decine di migranti africani sono stati lasciati morire di fame e di sete nel mar Mediterraneo, dopo che unità della Nato hanno ignorato le loro richieste di S.O.S.
Alla fine di marzo, una barca con 72 persone a bordo, tra cui donne e bambini, ha avuto un’avaria mentre era sulla rotta di Lampedusa. Solo 11 di loro sono riusciti a sopravvivere dopo 16 giorni di deriva. “Ogni mattina ci svegliavamo e trovavamo nuovi cadaveri, che lasciavamo stare per 24 ore prima di gettarli in mare — ha raccontato uno dei sopravvissuti, Abu Kurke — negli ultimi giorni non ci riconoscevamo, pregavamo, eravamo moribondi”.
Secondo la ricostruzione fornita da Shenker, i migranti si misero in contatto con padre Moses Zerai, prete eritreo che vive a Roma, il quale a sua volta contattò la Guardia costiera italiana. Poco dopo, un elicottero militare, raggiunse la barca lanciando acqua e cibo. Poi nulla più, nessuno si è fatto più vivo ed è, presumibilmente, scattato il solito conflitto di competenza tra Malta e Italia su chi dovesse occuparsi del barcone.
Il 29 o 30 marzo, l’imbarcazione incrociò una portaerei della Nato. Secondo i sopravvissuti, due jet si alzarono in volo: i migranti mostrano i due neonati presenti a bordo, ma nessuno intervenne. Stando alle ricerche condotte dal quotidiano britannico, la portaerei in questione sarebbe la francese Charles de Gaulle. Le autorità francesi hanno inizialmente negato la loro presenza nella zona, ma di fronte alle prove mostrate dal Guardian un portavoce ha liquidato la faccenda con un no comment.