Il ragazzo non suonava lo strumento da 12 anni, da quando lasciò il suo Paese
Roberto non suonava la chitarra da 12 anni. Da quando ha lasciato il suo Paese, la Polonia, con il sogno di migliorare la sua condizione di vita. Roberto per mantenersi fa lavori saltuari, di ogni genere, di tutti i tipi. Ma la musica non l’ha mai dimentica. Ogni tanto la sera va a Piazzale Vittorio Veneto per bere un bicchiere di latte e per scambiare due chiacchiere con i ragazzi dei Fratelli della Stazione, l’associazione che dal martedì al sabato davanti allo scalo ferroviario prova a portare un po’ di sollievo ai senzatetto. Migranti ed italiani che siano.
E’ martedì 19 aprile. Una sera come tutte le altre. Ma quando Roberto vede la chitarra stretta tra le mani di un volontario, non ci pensa due volte. Gli chiede se può suonarla. Se può riprendere una storia musicale interrotta da troppo tempo. Impugna il plettro. A fatica ricorda gli accordi più complicati. “Ho le mani arrugginite” dice per giustificarsi, “sono 12 anni che non suono la chitarra”. E poi si lascia andare. Dà le pennate sulle corde ed inizia cantare. E da quella sera il suo fragile canto prosegue il suo viaggio.
Emiliano Moccia