Il fotografo turco ha raccontato per immagini la quotidianità dell’antico popolo Oruk che vive in semplicità e conserva le tradizioni
“Se vuoi raccontare attraverso un reportage fotografico la vita di un popolo, come quello dei nomadi dell’Anatolia, devi vivere con loro. Entrare nel gruppo e non essere un corpo estraneo. Solo così potrai conoscere la sua quotidianità, entrare nel cuore delle cose”. Ehran U�ar è nato a Istanbul 47 anni fa. Ha girato il mondo, ma soprattutto ha fotografo i volti di coloro che lo abitano. Come quelli degli Oruk, la popolazione che dall’Asia Centrale oltre mille anni fa si è spostata in Turchia. E dall’ora, non ha mai tradito le tradizioni e le origini. “Un popolo che vive con uno stile di vita semplice, che trova piacere nelle piccole cose e che accoglie la gente con molto calore” spiega il fotografo che a Foggia ha presentato resso il Foto Cine Club ‘Nella terra e nel cielo: gli ultimi nomadi dell’Anatolia’. E’ questo, infatti, il titolo della videoproiezione con cui Ehran U�ar ha raccontato per immagini la sua esperienza a stretto contatto con questo antico popolo.
Scatti di vita quotidiana, di sorrisi, di lavoro, di cene condivise. Un popolo sempre in movimento, che d’inverno pianta le tende vicino la costa marina e d’estate si rifugia all’interno del Paese senza neanche sfiorare le città turche. Ehran U�ar li ha seguiti per due volte: nell’ottobre del 2008 e nel marzo del 2009 per vedere come si organizzavano, come vivevano nelle tende costruite con pelle di capra. “Sono tende — ha detto il fotografo che tengono caldi d’inverno e freschi d’estate. Ed ogni sera le famiglie accendono un fuoco all’interno delle tende per riunirsi tutte insieme. E quando il fuoco si spegne, possono andare a dormire”.
U�ar ha deciso di riprendere la vita di questi nomadi perché dopo aver guidato greggi di capre e cammelli per l’Anatolia, i tempi stanno cambiando. Ed il Governo di Ankara sta ponendo grossi limiti al loro modo di vivere. Ma anche i più giovani sono attratti da tecnologia, comodità del progresso e voglia di accedere all’istruzone. Ed allora, le foto di U�ar aiutano a tutelare questa antica popolazione. Dove le donne della tribù, per timidezza o tradizione, ti parlano senza mai guardarti negli occhi. Ma dove dall’alba al tramonto questa gente sorride e lavora nella sua semplicità, dando valore alle piccole cose e alla sua cultura.
Emiliano Moccia