Un rapporto stupefacente dall’Italia
La preoccupazione serpeggia a Como: qui il numero dei ragazzi che lasciano la scuola prima del tempo è il doppio rispetto a Bari. Anche i tentativi di spiegare il fenomeno suscitano perplessità.
Dal punto di vista economico i rapporti di forza appaiono chiari: il Nord Italia è fiorente, il Sud arranca. Da ciò si potrebbe anche dedurre che le scuole, al Nord, siano migliori, perché una buona preparazione scolastica è l’anticamera di un buon lavoro. Ma questa impressione non si conferma sempre, afferma il «Secondo Rapporto sulla qualità della scuola italiana» pubblicato di recente dal Ministero della Pubblica Istruzione italiano.
Uno su quattro abbandona la scuola
Ad esempio a Como, città del Nord vicinissima al confine svizzero, quasi il 22% dei ragazzi in età di obbligo scolastico abbandona anzitempo la scuola, mentre a Bari la percentuale è dell’11%. “Abbandonare anzitempo la scuola” significa non portare a termine i primi due anni del ciclo di scuola superiore, che dura 5 anni e che i ragazzi iniziano a 14 anni. Nel caso di Como, vuol dire che un ragazzo su quattro interrompe gli studi ancor prima di compiere 16 anni.
Secondo la rivista di settore “Tuttoscuola”, la media nazionale dell’abbandono scolastico da parte dei ragazzi è pari al 16,7%; a livello europeo si attesta al 15%. Da tre anni la tendenza è in aumento, soprattutto nelle regioni settentrionali di Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, con un aumento superiore al 2%. Il primato negativo spetta a Novara, in Piemonte, con il 34% di abbandoni scolastici. Nelle regioni meridionali di Calabria, Basilicata e Puglia, al contrario, negli ultimi tre anni il tasso di abbandono scolastico è sceso di una percentuale che oscilla tra l’1 e il 4%. Con percentuali complessive tra il 20 e il 30% ci sono però ancora troppi abbandoni. L’eccezione è rappresentata dalle città, che vantano una percentuale di circa il 10%, sorprendentemente bassa.
Il miglioramento della situazione al Sud si spiega con una serie di campagne del Ministero dell’Istruzione. A Como, al contrario, aleggiano preoccupazione e stupore. L’abbandono scolastico in percentuali ben al di sopra della media sarebbe dovuto, tra gli altri fattori, anche al fatto che qui i ragazzi troverebbero lavoro molto più facilmente che nel resto d’Italia, secondo quanto afferma Giacomo Castiglioni nel giornale locale “La Provincia”. Il presidente di Univercomo, Associazione per la promozione degli insediamenti universitari in Provincia di Como, ammette però anche che, così facendo, i ragazzi peggiorano le loro prospettive future.
Cattiva consulenza ai ragazzi
Piuttosto curiosamente, la tesi di Claudio Merletti, capo del Provveditorato Regionale agli Studi, va in direzione opposta: “Alle scuole medie il compito di indirizzare i ragazzi alla scelta delle superiori è affidato per il 90% a insegnanti donne con una preparazione prevalentemente umanistica. Non sarebbe meglio incaricare di questo compito di consulenza due persone di riferimento con una formazione diversa l’una dall’altra?”. Forse con queste parole Merletti vuole insinuare che queste insegnanti sarebbero eccessivamente di parte e non sarebbero in grado di consigliare gli studenti abbastanza bene da prevenire il loro abbandono scolastico. Forse sarebbe meglio pensare ad altre proposte per migliorare il sistema. Per esempio un master specifico per diventare “insegnanti-consulenti”.