IL RUOLO DELLA DONNA NEGLI ULTIMI 150 ANNI: EVOLUZIONE E/O INVOLUZIONE?
GENOVA. Qual è oggi il ruolo della donna nella nostra società? Vi è stata un’evoluzione e/o un’involuzione? A questa domanda l’Associazione Sviluppo Donne Imprenditrici ha voluto trovare una risposta nell’ambito di un incontro pubblico patrocinato da Comune, Provincia e Camera di Commercio di Genova e Regione Liguria tenutosi sabato 28 maggio.
Nella suggestiva cornice della Sala Spazio Incontri della Regione Liguria in Piazza de Ferrari a Genova, si sono alternate diverse personalità femminili che si sono distinte nel loro ambito professionale.
La sessione mattutina dell’evento ha visto l’intervento di molte relatrici che hanno voluto dare il loro contributo attraverso la condivisione delle loro esperienze professionali. La conferenza è iniziata con una breve introduzione della vicepresidente dell’Associazione SDI e moderatrice della giornata Antonella Silipigni (anche lei imprenditrice in quanto Ceo dell’agenzia di comunicazione Tikkun Fenix®), che ha voluto chiarire le finalità dell’associazione, cioè creare sinergie e “fare rete” tra le imprese rosa sul territorio.
La prima relatrice di giornata è stata Isabella Sorgini, neoeletta al Consiglio comunale di Savona, che ha voluto sottolineare come la politica non è diversa da altri luoghi in cui si seleziona la classe dirigente e dove esistono tutt’oggi ostacoli insuperati: culturali (l’organizzazione del lavoro è fissata da schemi maschili consolidati); di pregiudizio (la maternità è un’aggravante, alle donne offerte solo posizioni limitate e non di primo piano); di comportamento (le donne in generale non sono corruttibili, hanno più sensibilità sociale e un’etica più forte).
Elena Di Girolamo, presidentessa e fondatrice dell’associazione “Rinascita e vita”, ha raccontato il suo impegno continuo nella costruzione e nella crescita della sua associazione rivolta al sostegno di chi soffre mentre Paola Paleari (consulente ECM) si è invece soffermata sulla sua esperienza di donna e di madre che ha dovuto affrontare la difficile esperienza del lutto perinatale, sottolineando come la sofferenza possa essere uno strumento di crescita in primis personale, quando diviene parte della vita e non negata e poi strumento a disposizione delle famiglie e degli operatori care giver nella costituzione di una rete di assistenza che coinvolge anche le istituzioni. Roberta Morgano, imprenditrice e politica, ha ribadito l‘importanza di un momento di riflessione sul ruolo della donna che ad oggi nel nostro paese non si trova quasi mai agli alti livelli del potere: “Si dovrebbe quindi tornare ad una solidarietà, una sorellanza, delle donne”. La conclusione della Morgano trova un’eco in Raffaella Della Bianca, consigliere regionale, che ha lodato l’iniziativa dell’Associazione SDI di celebrare la donna al di là dell’8 marzo ma che ha anche rimarcato la crisi del ruolo della donna, dimostrata dalle rare figure di rilievo (direttori telegiornali, presidenti imprese,…) appannaggio delle donne; questo perché la meritocrazia, nel caso delle donne passa in secondo piano. Liana Cassone ha delucidato sulle attività intraprese dalla Lilt Genova, per la quale lavora come psicoterapeuta esponendo inoltre il “Progetto Ancora donna” poi approfondito da Gloriana Ronda che ha spiegato come l’obiettivo sia quello di evitare che i malati si sentano solo malati invece che persone ancora vive, affiancando alle cure ospedaliere l’aiuto di vari professionisti come dermatologi, psicologi, nutrizionisti e visagisti per valorizzare e riscoprire le risorse interiori ed esteriori delle donne in terapia. Pasqualina Calisi (Cimo Liguria ASDM) ha proposto un’analisi del comparto sanitario regionale, dalla quale è emerso come in alcuni ambiti tipo la pediatria, la presenza femminile è elevata, mentre nella maggior parte degli altri ambiti la distribuzione tra uomini e donne rimane iniqua nonostante la lieve inversione di tendenza registrata negli ultimi anni.
Ad inaugurare la sessione pomeridiana è stato l’intervento di Valeria Maione (Consigliera di parità della regione Liguria e docente dell’Università di Genova), che ha posto l’attenzione su alcuni dati che hanno dimostrato quanto l’imprenditoria femminile sia poco supportata dalle istituzioni così come dagli istituti bancari, rilevando la necessità d’incentivi in tale direzione. La prof.ssa Maione ha inoltre posto l’accento su alcuni studi circa la diversità nei trattamenti salariali tra uomini e donne. A questi dati inconfutabili ha fatto eco Marilyn Fusco,vicepresidente regionale, che ha ribadito ancora una volta l’incapacità delle donne di “fare squadra” così come la perseveranza nello sterile “mugugno”; la Fusco si è però impegnata nel proporre soluzioni efficienti alla Filse per agevolare da subito le imprese femminili.
Laura Paleari (ricercatrice Ist e politica) ha presentato una relazione sul rapporto tra le donne e la scienza, altro ambito nel quale è evidente, come del resto nella società, una discriminazione diffusa. Nessun provvedimento istituzionale nazionale sta ponendo rimedio a questo gap ed è quindi inevitabile ad oggi accettare a malincuore compromessi come le “quote rosa” in politica o provvedimenti che impongono delle percentuali minime di donne nei Cda delle aziende. In conclusione Maria Rosa Conte e Barbara Masini hanno presentato uno studio da loro realizzato sulla relazione tra grafia e disturbi alimentari, rinnovando l’appuntamento per una più specifica trattazione dell’argomento.
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Il Ministro difende l’espansione dei diritti dei lavoratori per uso domestico
Brasília — I lavoratori domestici ha ottenuto il riconoscimento di alcuni diritti del lavoro, ma è comunque necessaria per far progredire la questione sostiene il ministro del Segretariato per la promozione della parità razziale, Luiza quartieri.
“Coloro che sono contrari sostengono che essa può diventare costoso lavoro domestico. Come è un lavoro in case private potrebbe, con questa estensione dei diritti di portare ad una tendenza dei datori di lavoro di lasciare andare i lavoratori che hanno sostenuto che tipo di parità di trattamento (le altre categorie) e dare la preferenza ai lavoratori che accettano di lavorare di più precario “, ha detto.
Il ministro ha anche sostenuto che c’è stato un aumento del reddito familiare negli ultimi anni e che una classe operaia non può essere sanzionato per aver esercitato i loro diritti. “Non è possibile pensare che all’interno di un processo in cui molti settori della classe operaia beneficiato dalla (economica) dello sviluppo abbiamo un gruppo che viene penalizzato per mantenere l’integrità del reddito di altri gruppi.”
U. S. Sottosegretario di Azioni tematiche istituzionali e del Segretario di politiche per le donne, Angelica Fernandes ha detto che il governo sta lavorando per essere in grado di equiparare i diritti dei lavoratori domestici in altre categorie.
“Abbiamo un gruppo di lavoro per studiare l’impatto socioeconomico della espansione dei diritti per quella categoria.La nostra intenzione è, da ciò che già esiste in diritto, per questo gruppo (vedere) quali sono gli altri elementi che devono essere garantiti “, ha detto.
Angelica ha detto il, dipendenti pubblici e rappresentanti dei datori di lavoro ‘necessario discutere come deve essere la garanzia di questi diritti. “Ci rendiamo conto che è necessario estendere la formalizzazione e la valorizzazione del lavoro domestico. Proponiamo di ripristinare un negoziato tra tutte le parti interessate in modo che possiamo allargare le condizioni di lavoro “, ha detto.
Secondo lei, è anche parte del dibattito di assorbire questi lavoratori nei servizi pubblici come l’assistenza all’infanzia e ristoranti popolari che potrebbero contribuire a ridurre il numero di posti di lavoro informale domestici. “Ogni azione che noi pensiamo con la formalizzazione e il miglioramento di questo lavoro, è al tempo stesso, eliminando esso. Ora, questo sta andando a prendere tempo, perché è necessario creare asili nido, lavanderie collettive, ristoranti pubblica “.
Secondo Angelica, in Brasile ci sono 7,2 milioni i lavoratori domestici — 93,6% di quella totale sono donne. Tra i lavoratori domestici, il 61% sono neri e il 28% di loro ha un contratto formale.
Brasile discendente di schiavitù, il lavoro domestico ha ancora una maggioranza di nero
Brasília — donne di colore con basso livello di istruzione e forma la maggioranza dei lavoratori domestici in Brasile.Parlando in occasione della Giornata nazionale dei lavoratori domestici, il Presidente della Federazione della classe di Maria Creuza de Oliveira, ha detto che in Brasile l’attività derivate dal lavoro degli schiavi, e così gran parte della classe è il nero. “Il lavoro domestico viene eseguito in Brasile da donne nere, che non hanno avuto l’opportunità di andare in un college (per esempio) e il lavoro che viene apprezzato è l’accademico”, ha detto.
L’assistente del programma delle Nazioni Unite per le donne, le donne delle Nazioni Unite, Danielle Valverde ha detto che la maggioranza dei lavoratori domestici non è sufficiente per completare l’istruzione di base.
“E ‘un lavoro che ha una grande componente di genere, in quanto è esercitata dalle donne, e anche étnicorracial. Nel caso del Brasile, è costituito da donne nere. In America Latina, è un lavoro subordinato svolto prevalentemente dalle donne indigene “, ha detto.
Ha anche detto che la maggior parte dei lavoratori domestici hanno diritti legali, come la garanzia, Fondo per l’occupazione e firmato Weather Service (FGTS), ma in pratica non sono ancora considerati.
“Anche se è definito dalla normativa, che devono avere un contratto formale, sono ancora informali. Questo significa mancanza di accesso ad una serie di diritti come il National Social Security Institute (INSS), maternità e disoccupazione per mancanza di firma (il portafoglio). ”
Daniella ha anche detto che l’articolo 7 della Costituzione prevede per questi diritti, ma non richiede ai datori di lavoro a concederli. “La Costituzione federale, all’articolo 7, non ha garantito la parità di diritti rispetto alle altre categorie. Ad esempio, FGTS è ancora facoltativo per le cameriere. I datori di lavoro non sono tenuti a versare al fondo di garanzia “.
Creuza, a sua volta, ha detto che per 36 anni come lavoratori domestici garantiti questi diritti, ma è necessario che i datori di cambiamento di mentalità e di riconoscerli. “Stiamo lottando per portare un cambiamento di mentalità dei datori di lavoro, che è il riconoscimento delle leggi. In Brasile ci sono 8 milioni di lavoratori domestici, ma l’80% non hanno alcun contratto formale o contributo alla sicurezza sociale “, ha detto.
Per il presidente della federazione che rappresenta la categoria, ma la mancata garanzia di lavoratori domestici il diritto al lavoro straordinario, l’indennità di famiglia, assicurazione contro la disoccupazione e gli aiuti per gli incidenti sul lavoro. “Siamo ancora in lotta per la parità dei diritti degli altri lavoratori”, ha aggiunto.
IN 360 SI RIFUGIANO NELL’ AMBASCIATA. E LO SCANDALO RIVELA UNA TRATTA FRA TERZO MONDO E GOLFO
centinaia di ” colf ” filippine schiave del sesso in Kuwait
una folla di ragazze arrivate da Manila per poter guadagnare qualcosa si sono ritrovate schiave dei loro padroni. violentate dagli uomini e picchiate dalle donne
————————- PUBBLICATO —————————— In 360 si rifugiano nell’ ambasciata. E lo scandalo rivela una tratta fra Terzo Mondo e Golfo TITOLO: Centinaia di “colf” filippine schiave del sesso in Kuwait — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — - — In centinaia hanno bussato a quella porta, la porta della ambasciata filippina a Kuwait City: una folla di ragazze venute da Manila con la speranza di poter guadagnare qualcosa per se’ e la propria famiglia e poi piombate in un incubo. Ufficialmente “domestiche” in casa di famiglie arabe, in realta’ schiave dei loro padroni. Violentate dagli uomini, picchiate dalle donne, truffate, sottopagate. E’ una storia dolorosa, ormai vecchia: i ricchi kuwaitiani . come i ricchi sauditi e i ricchi di molti Paesi del Golfo . popolano le loro case con un “personale di servizio” scelto nei Paesi del Terzo Mondo, scelto per essere sfruttato in liberta’ . Questa volta, rompendo il silenzio di sempre, il principe ereditario Saad al Abdullah al Sabah ha deciso di “rimpatriare a sue spese” oltre 360 filippine, tutte vittime di gravi maltrattamenti. Per il Golfo, opulento e segreto, e’ un piccolo grande evento. Il ministro degli Affari Sociali di Kuwait City, Jassim al Jaoun, si e’ spinto sino ad ammettere che le umiliazioni subite dalle lavoratrici straniere “danneggiano la reputazione del Paese” che invece “vuole battersi per il rispetto dei diritti umani”. Una svolta? Sicuramente un segnale positivo. Anche perche’ sposta di un poco il coperchio e svela un angolo dell’ esistenza a rischio che milioni di immigrati dalle Filippine, dal Pakistan, dallo Sri Lanka, dall’ India conducono nelle citta’ dei petro dollari. All’ inizio di marzo, era stata la vicenda di Sryani Marian Fernando e Josephin Alicog a stracciare un primo velo sullo stesso scenario di sfruttamento delle straniere nei Paesi arabi. La storia delle due “colf” aveva addirittura aperto le porte di uno dei palazzi degli Al Saud. Fernando, 27 anni, cingalese, e Alicog, 36 anni, filippina, avevano colto l’ occasione di un viaggio a Houston del principe Abdul Aziz per chiedere asilo negli USA. Rivelarono percosse, umiliazioni, irregolarita’ finanziarie. I rispettivi legali affermarono che le due donne erano rimaste intrappolate nella tratta delle schiave che unisce il Golfo Persico al Terzo Mondo. Un commercio che neppure i Paesi delle vittime hanno interesse a rivelare: non possono rinunciare alle rimesse che gli immigrati inviano alle famiglie d’ origine. Il governo filippino, cosi’ racconto’ Alicog ai giudici americani, era stato infatti il primo a chiederle di ritirare le accuse. Nessun commento, nessuna smentita, da Riad. A denunciare quelli che definisce “gli indicibili atti di vilta’ commessi dagli uomini della mia cultura contro donne di ogni nazione” e’ stata anche una principessa saudita che . nascosta da uno pseudonimo . ha scritto la propria autobiografia (“Sotto il velo” e’ il titolo dell’ edizione italiana). Un capitolo e’ dedicato alle “Donne straniere”: a Shakuntale, un’ indiana venduta a 13 anni (170 dollari) “per lavorare di giorno ed essere violentata di notte”, alla cameriera thailandese riserva di sesso per il giovane arabo rispettoso dell’ “intoccabilita’ delle saudite”, alla filippina Marci, assunta per servire il padrone e i suoi due figli maschi Basel e Faris. Dedicato a loro e a tutte le giovani donne, schiave e dimenticate. Barbara Stefanelli
Stefanelli Barbara
Le Acli Colf a Terra Futura
Un’occasione per incontrarci e discutere rispetto alle prospettive di sviluppo futuro per questa importante categoria di lavoratrici e lavoratori che svolgono un prezioso lavoro all’interno delle nostre case e con i nostri cari e per affronatere le trasformazioni e i nostri passaggi associativi rispetto al tema del lavoro di cura.
Programma delle Acli a Terra Futura