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Per i referendum al voto il 12 e 13 giugno. Pubblicati nella Gazzetta ufficiale i decreti presidenziali che indicono i referendum popolari
06 / 04 / 2011 — Riassumendo, i quattro quesiti proposti riguardano: la privatizzazione dell’acqua con i primi due (si vota SI se non si è d’accordo, si vota NO se si è favoreli), la produzione di energia nucleare (si vota SI se non si è d’accordo, si vota NO se si è favoreli), mantenimento del legitimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri (si vota SI se non si è d’accordo, si vota NO se si è favoreli).
Per quanto riguarda la privatizzazione dell’acqua, il primo quesito è di carattere generale: privatizzazione di servizi tradizionalmente gestiti dallo Stato, dalle amministrazioni comunali, ecc… ; il secondo quesito, invece, è più specifico: in pratica riguarda una norma che permette ai privati di alzare il prezzo dell’acqua in base a quanti soldi investono in tale servizio. Ad esempio, se io (privato) investo 100 sull’acqua che ti vendo, tu mi paghi 10 ogni volta che utilizzi i servizi idrici; se io investo 200, tu mi paghi 20 (i numeri non sono reali, è solo un esempio pratico per spiegare cosa prevede la legge).
Dobbiamo solo ricordare che tali provvedimenti sono stati già approvati dal Parlamento e quindi il SI o il NO si riferiscono alla nostra volontà di annullare o meno tali norme.
Di seguito il comunicato del Ministero dell’Interno
Pubblicati nella Gazzetta ufficiale del 4 aprile 2011 i decreti presidenziali che indicono i referendum popolari i cui comizi elettorali sono convocati per il giorno di domenica 12 giugno 2011, con prosecuzione delle operazioni di votazione nel giorno di lunedì 13 giugno 2011.
Le denominazioni sintetiche, formulate dall’Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte Suprema di Cassazione, in relazione a ciascuno dei quattro quesiti referendari dichiarati ammissibili:
- a) referendum popolare n. 1
Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione;
- b) referendum popolare n. 2
Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma;
- c) referendum popolare n. 3
Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme;
MODIFICATO DALLA CASSAZIONE (1° giugno 2011):
Titolo: Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare.
Quesito: Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?
Comma 1: Allo scopo di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui parametri di sicurezza, anche in ambito comunitario, in relazione alla localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, per un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto resta sospesa l’efficacia delle disposizioni degli articoli da 3 a 24, 30, comma 2, 31 e 32 del decreto legislativo 15 febbraio 2010,n.31
Comma 8: in sintesi, prevede entro un anno l’adozione della Strategia energetica nazionale (ndr).
- d) referendum popolare n. 4
Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.
Aggiornamento 1° giugno 2011:
Referendum nucleare: s’ha da fare. Lo ha deciso la Cassazione
UNISCITI alle Acli Colf per la promozione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori italiani e stranieri che si occupano del lavoro di cura e dell’assistenza familiare! ADERISCI ad un movimento che si batte per la tutela di un welfare familiare che va incontro alle nuove esigenze delle famiglie italiane e straniere! CONTRIBUISCI alle nostre riflessioni per tutelare chi cura e chi viene curato! Contatta la nostra SEDE NAZIONALE per avere maggiori informazioni o per individuare la sede Acli Colf a te più vicina.
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«Dopo i tragici fatti del Giappone, una decisione sul nucleare il Paese l’ha già presa nel sentire comune. Lo stesso sentire comune che mosse gli italiani nel referendum di fine anni ’80. Ancora oggi i rischi appaiono maggiori dei benefici». Lo ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, intervenendo nel seminario — “Il dilemma energetico: la risposta è il nucleare?” — organizzato a Roma dall’associazione in vista del referendum del 12 e 13 giugno.
«Non siamo antinuclearisti per principio preso – ha spiegato Olivero – Semmai il principio che ci ispira, come nelle altre questioni che vedono intrecciate le ragioni della tecnica con quelle della vita — è quello di precauzione. Non possiamo non tener conto di quello che è accaduto in Giappone. Non perché spinti dall’emotività, ma perché è fallito di un modello di sviluppo che puntava sulla sicurezza assoluta delle tecnologie nucleari. E invece il problema della sicurezza permane, non tutto è controllabile. E allora abbiamo l’obbligo di agire con prudenza, perché in gioco c’è il destino delle generazioni future».
Rimane il “dilemma energetico”. «Abbiamo bisogno di costruire un nuovo modello energetico sicuro non solo dal punto di vista ambientale ma anche geopolitico. Questa questione non può rimanere fuori dal dibattito dell’opinione pubblica, dallo spazio della democrazia. Il referendum può diventare l’occasione per far questo, per coinvolgere i cittadini, per allargare la discussione». «Di certo – ha concluso Olivero – non si può pensare di rimanere nella situazione attuale. Abbiamo comunque bisogno di un salto di qualità da un punto di vista energetico. Per il governo questo ‘salto’ era il nucleare – e noi abbiamo forti perplessità rispetto a questa scelta – ma chiediamo comunque un uguale investimento per colmare il gap energetico del nostro Paese».
In vista delle decisioni da prendere in merito ai referendum di giugno, è intervenuto nel seminario Alfiero Grandi, del comitato nazionale “Vota sì per fermare il nucleare”. «Il Giappone ci insegna – ha detto – che gli incidenti non si possono mai escludere, e infatti sono tantissimi, per fortuna non sempre così gravi, ma in molto casi non sono resi noti, vengono sottaciuti». «Il nostro Paese – ha aggiunto — non si presta al nucleare per il rischio sismico, la conformazione orografica, la concentrazione della popolazione». Quindi il problema dei rifiuti nucleari: « Come è possibile lasciare alle future generazioni un’eredità di scorie per diecimila anni?» ha detto. «E non è vero che avremo energia a ‘costo’ minore. Il prezzo del nucleare – costruzione delle centrali, sicurezza, dismissione — è alto anche dal punto di vista economico, non è ammortizzabile». Le energie rinnovabili «offrono vantaggi occupazionali 20 volte maggiori rispetto al nucleare, consentono investimenti diffusi che coinvolgono persone e piccole imprese, mettono insieme lavoro, ambiente e ricerca, in un’ottica che guarda al futuro».
Posizione diversa quella di Giuseppe Zollino, docente di Ingegneria elettrica dell’università di Padova. «Vietare il nucleare – ha sostenuto — è una scelta sbagliata, perché impedisce la ricerca e quindi anche i miglioramenti tecnologici che potrebbero garantire maggiore sicurezza. Discutiamo semmai su quale nucleare, ridiscutiamo il modello organizzativo stabilito dalla legge 99. Apriamo un dibattito parlamentare per arrivare a garantire una seria agenzia di controllo, magari a livello europeo». Così come «un deposito unico europeo poterebbe ipotizzarsi per gestire le scorie radioattive, per ragioni di costi e di sicurezza».
«La discussione si poteva fare prima di partire con la ‘scelta’ nucleare – ha replicato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – E’ dagli anni ’80 che manca un Piano energetico nazionale. Oggi stiamo vivendo in tutto il mondo una fase di grande rivoluzione energetica, ed il nucleare è la tecnologia più vecchia, costosa, e incontrollabile. La tecnologia delle rinnovabili, invece, è matura per sostenere gli scenari energetici futuri».
Nel periodo compreso tra il 1° e il 10 aprile è possibile pagare la contribuzione dovuta dai datori di lavoro domestico, in relazione ai collaboratori occupati alle proprie dipendenze nel corso del 1° trimestre 2010.
La cifra da versare varia a seconda dell’importo della retribuzione oraria corrisposta, come precisato nella circolare Inps n.23 del 1° febbraio 2011.
Vai al sito del Patronato Acli — Mondo Colf Circolare Inps
Scheda Costi e Contributi 2011 — Acli Colf
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